Facce

facce 4Avrei voluto avere una faccia così come di quel ragazzo. Un viso duro, l’occhio fiero come di chi sa governare le emozioni più scomode e riesce a dar sfogo alla forza delle proprie idee; una sfida ferma, in ogni parola, il nocciolo duro di una pietra nascosta nella mano. Corre leggero il suo sorriso pallido, tirato, per dar forma alla visione di un’esistenza che non sa attendere, per far capire quanto lui sia importante e insostituibile e tu no, in questo mondo di persone fungibili.
Oppure avrei voluto la faccia di quell’altro uomo là, sì, proprio quello seduto al tavolino del bar a guardare le persone che strusciano lente per il corso. Le spalle larghe, i segni di una personalità complessa, la coscienza di aver fatto quello che il destino voleva lui facesse. Con un sogno però ingombrante nell’animo e la voglia di realizzarlo tra le punta delle dita. L’espressione è dolce, di chi ha capito l’intima verità dell’esistenza e saputo andare al di là del dolore, della solitudine e di quelle nuvole laggiù che galleggiano pigre sull’orizzonte acceso di luce.
Ma mi sarei accontentato anche di quell’altra faccia. Di quella persona anziana, assorta ad aspettare il bus. Sprofondato nel suo mondo di pensieri senza tempo, le rughe a tener su la pelle del volto a ragione d’un passato intenso, colmo di slanci e ponderate riflessioni; lui che adesso immagina la poltrona davanti alla finestra d’un giardino carico di verde, con migliaia di gocce di pioggia a dondolarsi sui rami ancora spogli, incerte se bagnare la sottostante terra bruna o farsi assorbire dal sole primaverile; già, proprio lui che ancora fantastica d’una vita nuova, lontana dai ‘dover fare’ e dai ‘dover essere’, da osservare curioso da dietro una vetrina luccicante che s’affacci sulla sua samaritaine.
È invece, io, ho questa faccia qui. Anonima, gli occhi tondi e inespressivi, un ciottolo ruvido che il fiume si è dimenticato di modellare. Tutto di me sa di fragile, precario, discontinuo. Questa foto mi ritrae oltretutto con i capelli spettinati e la bocca lievemente storta. Un colpo di vento improvviso, è stato detto, ma non è così. È solo l’immagine impietosa di una realtà che mi ha inseguito sin qui e sino ad ora. Era l’unica foto che è stata trovata tra le mie cose, hanno detto. Perché non è davvero bella una lapide senza la sua brava foto per quanto brutta possa essere. Aiuta a non dimenticare e a tener vivo il ricordo, hanno detto, ma solo con un mezzo sorriso. Come se ciò potesse rendere migliore questo nulla immobile che ha inghiottito ogni cosa.
E ora non c’è più tempo per una foto diversa.
Per la verità non c’è più neppure la faccia vecchia per ritrarla di nuovo e porvi rimedio.

Briciolanellatte
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