Se un cieco vede

Non è importante quello che guardi ma quello che riesci a vedere

viaggiatore

La porta del compartimento si aprì di colpo e un uomo in jeans dall’aria trafelata entrò con un borsone con le insegne delle più diverse squadre di calcio. Senza neanche salutare gli altri due viaggiatori che erano già seduti sistemò il bagaglio e si sedette come esausto, mentre il treno, dopo aver dato il segnale di partenza, cominciava a muoversi.
«Ce l’ho fatta!» disse ad alta voce «Temevo proprio di perderlo questo cazzo di treno».
Uno dei due, che leggeva un giornale di scommesse, alzò lo sguardo senza dir nulla. L’altro con il telefonino in mano, scorreva la rubrica per cercare un numero da chiamare. Infastidito, disse:
«La porta sarebbe meglio chiuderla, c’è l’aria condizionata e abbiamo pagato anche per quella, sa?»
In una smorfia, l’ultimo arrivato, fece scorrere la porta del compartimento. Dalla tasca laterale del suo bagaglio tirò fuori un giornale di colore rosa e lo aprì trincerandosi dietro. Era un quotidiano sportivo che lesse per circa mezzora. Poi lo piegò e commentò ad alta voce:
«Gran bella partita quella di ieri, tanti gol si vedono di rado. E che gioco!».
«Lei è tifoso di calcio?» chiese quello del giornale di scommesse, che da un po’ prendeva annotazioni su un piccolo notes.
«Beh sì, sono un appassionato di calcio. Del bel calcio e tifoso dell’Inter».
«Tifoso dell’Inter? Ma lei dall’accento non sembra milanese, o sbaglio?»
«Non sbaglia. Sono napoletano, ma il mio cuore è nerazzurro fin da bambino. Il Napoli non mi piaceva, giocava sempre male e altalenava tra la serie A e la B. Mi ha entusiasmato solo quando c’era Maradona. Ma è stata una parentesi. In fondo, perché si meraviglia? Si può essere napoletani e tifare per un’altra squadra. O lei è uno di quegli inguaribili campanilisti?»
«No, no. Capisco perfettamente che si possa tifare per una squadra diversa da quella che rappresenta la propria città, ma quello che mi colpisce, in generale, è che nel momento in cui si sceglie si tratta sempre di una squadra blasonata e sempre in lotta per lo scudetto. Mai che qualche napoletano tifi per il Cesena, un toscano per la Reggina o un marchigiano per la Ternana. Non vede in questo un modo per schierarsi dalla parte dei più forti?»
Il tifoso sulle prime non reagì a quella che gli sembrò una provocazione, poi, alludendo faceto al giornale, chiese:
«Lei, invece, ha scelto l’ippica?»viaggiatori
«No! Non mi sono dato all’ippica, se è questo che vuol dire» fu la risposta. «Diciamo che sono un giocatore. Mi piace scommettere un po’ su tutto. Calcio e cavalli compresi. Scommetto sull’elezione di un capo di stato, sul papa, su chi vincerà un concorso canoro e su tutto quello che è aleatorio».
«Capisco il calcio e l’ippica, ma tutto il resto che c’entra?»
«Come che c’entra? Dove c’è pronostico c’è adrenalina. Ti fa sentire vivo, partecipe agli eventi, piccoli o grandi che siano».
Il terzo viaggiatore, che ora aveva alzato lo sguardo dal telefonino, ascoltava senza intervenire.
«E lei cosa ne pensa? La fa una puntata ogni tanto?» gli chiese lo scommettitore.
«No, io mi occupo di cose più concrete. Sono un commerciante e non posso consentirmi troppi svaghi e distrazioni. Beati voi, che avete il tempo per pensare al calcio e alle scommesse».
«Beh, che centra?» rispose piccato il tifoso «anch’io lavoro, ma ogni tanto devo staccare la spina. Adesso, per esempio, vado a vedere una delle più belle partite dell’anno»
«Contento lei… » chiosò il commerciante.
«È strano, però, non ho mai visto un accanito tifoso di calcio che va da solo a vedere una partita» osservò il giocatore.
«Ha ragione, ma proprio a causa del mio lavoro non sono partito con i miei amici. Sa, loro si sono anticipati ieri e quel bastardo del mio capo non ha voluto darmi il permesso».
«Segue spesso la sua squadra?»
«Abbastanza da poter dire che sono stato in molte città italiane ed europee».
«Se è per questo, anch’io vado molto in giro. Quando so che c’è da scommettere su qualcosa d’importante preferisco recarmi sul posto piuttosto che farlo dai punti scommesse. Essere fisicamente presente e respirare l’aria dell’evento è importante. Ora, per esempio, vado a Monza per il Gran Premio».
«E lei? Anche lei viaggia spesso?» chiese il tifoso al commerciante.
«No, io non lascio quasi mai il mio negozio. Solo se proprio non posso farne a meno. Per il mio lavoro, faccio largo uso del telefono e del fax. Sapete, come si dice? L’occhio del padrone… »
«Allora conosce poco il mondo?»
«Al contrario! Una settimana all’anno, a ferragosto, me ne vado sempre da qualche parte. Intendiamoci, fosse per me rimarrei a casa, ma è mia moglie che mi trascina. L’ultima volta sono stato in Egitto. In passato ai Carabi, in Brasile, a Las Vegas. Abbiamo fatto anche una crociera sulla Riviera Messicana. E ora mia moglie sta già organizzando un soggiorno a Dubai. Non pensa ad altro, lei. Ma, quando sono fuori, il mio telefono è sempre caldo. Devo mantenere contatti e relazioni. Il commercio non va mai in ferie».
«Insomma, possiamo ben dire che siamo tre globe-trotter!» esclamò il giocatore.
Gli altri annuirono con un certo compiacimento.

romaIl treno cominciò a rallentare per entrare nella stazione di Roma Termini. Sullo stridio dei freni, la diffusione sonora annunciò una sosta imprevista di circa quaranta minuti. I viaggiatori non risparmiarono brontolii e critiche al sistema ferroviario. Alcuni scesero a sgranchirsi le gambe o prendere un caffè. Qualche altro fumò una sigarette sul marciapiede accanto al treno.
«Se qualcuno resta qui a guardare i bagagli, io scenderei a comprare qualche biglietto della prossima lotteria nazionale. Averne uno anche di questa città, aumenta le probabilità di vincita».
«Oh, io non mi muovo di certo» rispose il commerciante, forse scoraggiato anche da una certa pinguedine.
«Allora, se lei resta, scenderei anch’io. Arrivo all’edicola e ritorno».
Rimasto solo, il commerciante poggiò la testa sullo schienale, allungò le gambe e socchiuse gli occhi. Era stanco. Il giorno precedente si era trattenuto nel retrobottega del suo negozio per controllare fatture e ordini, assegni da versare e postdatati, offerte di acquisto e proposte di sconti. Aveva fatto molto tardi e si era anche scordato che quella sera era il compleanno della fidanzata del figlio. A casa dei consuoceri l’avevano atteso a lungo, e quando appresero che lui ne aveva ancora per molto, cenarono. I genitori della ragazza ci rimasero male anche se non lo diedero a vedere. Un po’ anche il figlio e la fidanzata. La moglie ormai ci era abituata e non ci badava più. Li raggiunse che erano alla torta, ma non ne accettò neanche un po’, perché, disse, aveva acidità di stomaco. Quel tramezzino che gli aveva rifilato il bar di fronte al negozio era diventato un pezzo di piombo.
D’improvviso, udì il battere di un bastone sul vetro della porta del compartimento. Aprì gli occhi e si trovò davanti un uomo con una fluente chioma argentea e una candida barba che gli copriva abbondantemente il viso. Se non fosse stato per quegli occhiali scuri e il bastone bianco, pensò, sarebbe stato una figura angelica.
«Il posto 55 è in questo compartimento?» chiese mentre porgeva nel vuoto la prenotazione.
Il commerciante ebbe un attimo di esitazione. Poi si guardò intorno e rispose «Sì, il 55 è questo posto qua» e lo indicò. Ma si rese subito conto dell’inutilità del suo gesto. «Aspetti che l’aiuto… Ora le sistemo anche la valigia, va bene?»
«Lei è molto gentile, la ringrazio. Va a Milano? … Oh, mi scusi. È il mio solito carattere invadente che viene fuori. Il fatto è che non so starmene per i fatti miei e così divento maleducato».
brera«Ma le pare? Sì, vado a Milano per affari. Devo andare a Brera, ma non ho idea di dove si trovi».
«È un quartiere di Milano! Non c’è mai stato?» Sul silenzio del commerciante il vecchio continuò «Si chiama così dal nome della strada. È un quartiere antico. Già dal XIX secolo, molti artisti frequentavano la zona attirati dall’Accademia di Belle Arti. In seguito, Brera è diventato famoso soprattutto per i negozi di antiquariato e un caratteristico mercatino. Se ha tempo faccia una visita alla Galleria. Ci sono opere di Caravaggio, del Mantegna, di Raffaello, e anche di Modigliani e Picasso».
Il commerciante lo guardò sconcertato. Il vecchio intuì.
«È proprio come sembra: sono cieco. Completamente cieco dalla nascita. Lei si chiederà cosa ne possa sapere io di opere d’arte e, soprattutto, della loro bellezza. Io, in questi luoghi ci vado spesso, insieme a qualche amico che mi guida e spiega quello che lui vede. Poi, di fronte a una certa opera, resto in attesa di altri visitatori, ascolto i commenti e cerco di percepire le loro sensazioni. A quelli come me manca la possibilità di vedere, ma come può immaginare, gli altri sensi sono molto più sviluppati e questo mi consente la costruzione di un’immagine, sia pure a modo mio».
Il commerciante era ancora più impressionato. Che i non vedenti avessero una percezione sensitiva maggiore, ne era a conoscenza, ma non avrebbe mai immaginato che arrivassero a tanto.
D’un tratto si udirono nel corridoio le voci degli altri due compagni di viaggio.
«Sei stato capace di far scommettere anche me sui cani. Io, che gioco solo al totogol».
«Non te ne pentirai, vedrai»
«E il pronostico sull’Inter che secondo me è azzardato. Capisco il tifo, ma non andava trattata così benevolmente». Erano entrati in confidenza.
Nell’aprire la porta del compartimento, Il tifoso, con in mano una rivista specializzata sulla sua squadra del cuore, rimase per un attimo immobile sulla porta.
«Buongiorno» salutò il vecchio.
«Buon… giorno». Entrò e si sedette al suo posto cercando di scansare le ginocchia dell’altro.
cieco 2«Salve» disse timidamente l’altro.
«Sono il vostro nuovo compagno di viaggio. Vado a Trento. Oh, lo so che questo treno è diretto a Milano, ma io scenderò a Bologna per cambiare. Sì, certo, sarebbe stato meglio prenderne uno che andasse direttamente a Trento ed evitare di scendere e salire, ma che volete, devo star lì entro stasera e non ho trovato altra soluzione».
«Ma… viaggia da solo?»
«Oh, sì! E non è la prima volta! Non è difficile, sapete? Uno come me, trova sempre qualcuno disposto a dargli una mano per scendere e salire da un treno o per sistemargli il bagaglio. Inoltre, ci sono dei percorsi per me abituali e con l’aiuto del mio bastone riesco a disimpegnarmi senza eccessive difficoltà. In diverse stazioni, poi, conosco bene il percorso per arrivare a un taxi».
I tre erano a bocca aperta. Non avevano mai sentito discorsi simili da una persona con un handicap così grave. Non che frequentassero ciechi, ma si erano fatti di costoro un’idea molto diversa.
«Siete sorpresi da quello che dico?» incalzò il vecchio come se avesse intuito i loro pensieri «Non è poi così strano. Certe cose basta volerle. Nelle stazioni delle grandi città non ho quasi mai problemi a muovermi e neanche negli aeroporti. È nelle piccole stazioni che incontro difficoltà».
«Ma… dice sul serio?»
«E perché dovrei mentirvi? Sono uno a cui piace viaggiare e vi assicuro che se mi catapultassero in una qualsiasi delle capitali europee che ho visitato, e sono tante, sarei in grado di dirvi con esattezza dove mi trovo. Sapete, ognuna di esse ha profumi e rumori diversi. Persino l’aria che si respira! E io so riconoscerla. Come si può confondere Parigi con Londra oppure Copenaghen con Atene? Non sono mica necessari gli occhi per distinguerle!»
«Lei è stato in tutte queste città?»
«In queste e in tante altre. Ho viaggiato su battelli lungo diversi fiumi e ho attraversato grandi laghi. Ho camminato per sentieri alpini e visitato grotte. L’ultima è stata la Grotta del Gigante, sul Carso Triestino, ai confini con la Slovenia. Meravigliosa! Ho conosciuto gente in ogni luogo, di etnia e nazionalità diversa. Sono stato anche in Norvegia, a Capo Nord, e ho visto… sì, insomma ero lì quando si verifica quel fenomeno naturale che chiamano “il sole di mezzanotte”».
«Ma si prende gioco di noi! Come può uno come lei rendersi conto di certe cose? Via, non è possibile!» esclamò spazientito il commerciante.
«Prima ho cercato di spiegarle qualcosa, ma lei non mi ha creduto, vero? Eppure, posso dirvi che nel caso di Capo Nord, durante quella che dovrebbe essere la notte, si verifica un fenomeno per certi versi, analogo, per sensazioni, tra chi vede e chi no. Ascoltatemi con attenzione. Chi è nel mio stato vive perennemente “di notte” e, quindi, dorme quando ne ha voglia. Lì, la giornata di luce ha una durata di ventiquattro ore, per cui tutti dormono quando ne sentono il bisogno. Chi non ha la vista distingue lo scorrere delle ore dalle percezioni ricavate dalla temperatura esterna, dai discorsi della gente, dai rumori delle attività. Anche chi vede fa più attenzione a questi fenomeni, anche se, è ovvio, può godere dei colori che offre il paesaggio. Ma sappiate, che le persone come me, proprio attraverso gli altri sensi si sono costruiti tinte, tonalità e sfumature. Credetemi, vi assicuro che è così! Io ho una mia idea di quello che voi definite il rosso o il giallo o l’azzurro. Forse non corrisponde ai vostri colori, ma per me non ha alcuna importanza. Borges diceva “La cecità non è la tenebra”».
I tre guardavano il vecchio senza fiatare. Poi, dopo un paio di interminabili minuti di totale silenzio:
«Io sono stato in molte città italiane ed europee, ma di esse non ricordo nulla se non la squadra che ha incontrato l’Inter e il risultato della partita. Non rammento neanche com’era fatto lo stadio: per me sono tutti uguali!»
cieco 3«Anch’io sono stato a Venezia, Sanremo, Montecarlo, Lugano, Saint Vincent, ma conosco solo le case da gioco. Sono andato lì solo per giocare e spesso dormivo in un albergo nei pressi del casinò».
«Mia moglie mi ha portato in posti famosi, in crociera, al mare e in montagna, ma io ho sempre trascorso buona parte delle mie giornate in contatto telefonico con clienti o grossisti. Dei luoghi dove sono andato ricordo solo l’albergo e il ristorante».

Ci fu un lungo silenzio.
«Ma noi siamo ciechi o vediamo?» disse uno di loro.

mimmo

2 pensieri su “Se un cieco vede

  1. Ma che bello!!! Una tua idea o un fatto realmente accaduto? Molto profondo e il finale lascia da pensare tanto. Grazie pe ril tuo racconto che miha rapita per qualche minuto dalla realtà! Maria

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